da “Radici Aeree”, ed. Leucotea, pag. 16.
Buona parte di quello che ritengo significativo negli ultimi anni della mia vita è avvenuto dentro una carlinga, che mi fa da cielo in media un’ottantina di notti l’anno.
Dentro la carlinga c’è tutto quello di cui ho bisogno: sedili reclinabili fino a un angolo di ventotto gradi; un monitor con una selezione di film indiani, russi, francesi, tedeschi, italiani; un telecomando con cui selezionare il palinsesto che preferisco oppure giocare a tetris.
Dentro la carlinga premo un tasto e arriva una hostess che asseconda ogni mio desiderio enogastronomico*.
(*Il prodotto servito durante il volo potrebbe essere surgelato)
Dentro la carlinga ho pantofole di carta biodegradabile; una mascherina per favorire il sonno o distrarsi dall’insonnia fingendosi supereroi; uno spazzolino da viaggio; salviette rinfrescanti che, quando le uso per tamponare la barba, la lasciano impregnata per ore di un olezzo al limone; una copertina per le ore più fredde. Con alcune compagnie aeree, ho finanche diritto a un paio di calzini che favoriscono la circolazione. In nessun caso, comunque, alla fine del volo riesco a rimettere le scarpe senza dover allentare le stringhe.
Dentro la carlinga, nel monitor davanti a me – da cui solo raramente riesco a staccare gli occhi – ho all’occorrenza persino mappe mobili, spesso proprietarie, raramente fedeli. Mi raccontano in 2D il mondo in proiezione di Mercatore, che ha il pregio di essere isogona, ma l’immenso difetto di deformare le proporzioni verso i Poli. Sul globo, pertanto, questa proiezione fa sì che la rotta degli aeroplani risulti inspiegabile, perché ortodromica, mentre le rotte migliori, nel mondo reale, tendono a non curarsi delle nostre convenzioni.
Mai mi sono imbattuto in volo in proiezioni di Peters, che mantengono le vere proporzioni del pianeta, rendendo immensa – come effettivamente è – l’Africa, e ridimensionando via via i continenti prossimi ai Poli.
Benché sia cosciente della fallibilità delle leggi della portanza, dentro la carlinga mi sembra che non possa succedermi niente che davvero non desideri.