“No, non puoi, è mia” gli dico
lui pensa stia parlando al telefono, forse
continua, la sua paletta in mano
“Stai lontano da quel cestino”
“è immondizia”, mi dice
“No, è storia” gli dico
“è il mio passato, non ho altri passati
i passati non si comprano al mercato
non questi almeno
non il mio”
“ascolta, non è niente di personale”
“le cose lì dentro mi sono successe.
Tutte.
Non puoi arrivare e portarmi via tutto”
“Dove tieni il resto?” mi chiede
“In casa, ovunque”
“perché non ci torni, allora?”
“perché c’è il mio passato
il mio passato ha bisogno di tutto lo spazio”
“perché non gli compri un’altra casa?”
“la sto cercando, ma il mio passato
non vuole stare in periferia”
“dove vivi ora?”
“Vicino al cestino”
“Senti, faccio prima quello all’angolo,
torno dopo, fammi sapere se dopo va meglio”.
Rovisto nel secchio, ancora sdraiato,
la prima cosa che sollevo è il suo biglietto.
“Hey, torna qui, puoi prendere tutto”.