Quant’è vero il mondo, non s’è mai perso una puntata di SuperQuark.
Adora i vernissage, soprattutto per certi salatini agli spinaci.
Detesta gli orinatoi, sostiene che limitino la creatività.
È un tipo silenzioso, solo a tratti s’infervora per cose sue, e allora fa una gran cagnara.
Rispetta i semafori.
Non ha mai fumato una sigaretta in vita sua.
Fa sogni facili da spiegare.
Davanti ad un cielo d’agosto, in genere, alla terza cometa ha finito i desideri.
È fedifrago. Una sera, un tale l’ha visto con 4 compagne diverse nel giro di 6 ore.
Una era nana.
Ha un senso maniacale dell’igiene intima.
Il mercoledì sera, sa che è meglio che stia a casa.
Non è mai stato a Marsiglia, non ha mai letto Freud, non ha mai detto di un artista “sì, lo ascoltavo vent’anni fa, poi è diventato commerciale”.
Ai tatuaggi preferisce le cicatrici, che dice abbiano dietro aneddoti migliori.
Ha un occhio di un colore, l’altro di un altro
Per questo, e per la sua provenienza geografica, certo, lo chiamano:
Il Duca di Riomaggiore.
Sale sui tram un paio di volte al giorno.
Non ha mai il biglietto.
Aveva amici sedicenti stretti.
Una volta, un manipolo di questi lo dimenticò all’autogrill.
Andavano ad Albenga, era un sabato di maggio.
Lui si convinse ci fosse premeditazione.
Da quel giorno, di fatto, smise del tutto di abbaiare.
Tornò nel suo quartiere per arterie secondarie,
Rispettando i semafori,
evitando accuratamente gli orinatoi.
Si procurò un paio di cicatrici extra,
per avere qualcosa da raccontare alle sue spasimanti,
compresa Sandy, la barboncina più sexy del Levante Ligure.
Tornò a guardare SuperQuark
Ed a sognare cose semplici
Metafore e metonimie per vite da compiti assegnati:
La cella di un’ape operaia,
il bagnasciuga di un uovo di tartaruga,
la palla di merda di un insetto stercorario.
Fare la guardia ad una villetta a schiera,
ad un faro solitario
ad un camino spento.
Fino a quella sera, in cui, distratto, uscì in centro.
Era un mercoledì.
Non vide mai Marsiglia, non parlò mai di Freud.