Non c’era lisca che fosse da sputare
Tra il pescato degli Spiaggioni
Potevi seguirlo con l’indice
Dalla calvizie della Serra
L’affanno del battello
Di fronte a telluriche scosse
Avverso il castello
Lasciata Tellaro.
È solo questione d’attesa
Arriverà settembre
E affonderemo i polpacci rossi
Nella tinta d’uva passita
Dai terrazzi grezzi
Strozzati tozzi ramarri verdi
Col lacciuolo d’erba cattiva.
Dirado io
Come il Golfo che è ancora in-continente
Prima di sfaldarsi in Palmaria, Tino, Tinetto
Sotto la Madonna dei mari pescosi
Di soetti, occhiate, acciughe
Saraghi e moscardini
Dov’è l’ultimo afflato di terra e licheni
E i coralli confinano con le sule
Dai piedi azzurri
Ma di azzurri diversi
Consta, questo mare
Fuori, sui balconi del borgo
Lenzuoli arresi alla bonaccia
Irretiti
A strascico
Nelle correnti ascensionali
Sospinte le rose dai venti
Non c’è più lisca
Che sia da sputare.